lunedì, ottobre 31, 2005

Un ascensore inquina?

chissà quanto inquina costruire, e mantenere in funzione, l'ascensore (English) più alto del pianeta: 800 metri per arrivare sulle piste di sci in 50 secondi.
Il progetto si chiama: «Porta Alpina».
comunque gli svizzeri se lo possono permettere sono tra quelli che hanno ridotto le emissioni previste dagli accordi di Kyoto.




PS Complimenti alla Spagna

Non voleva

dal blog di Beppe Grillo




"Il presidente Silvio non voleva la guerra in Iraq ma Bush non gli ha dato retta.

Il presidente Silvio voleva sollevare l'economia ma gli imprenditori non hanno avuto fiducia in lui.

Il presidente Silvio non voleva leggi ad personam ma qualcuno le ha fatte di nascosto.

Il presidente Silvio non voleva toccare l'unità d'Italia ma la Lega lo ha fregato.

Il presidente Silvio voleva un posto nel consiglio di sicurezza all'Onu ma il Giappone gli è passato davanti.

Il presidente Silvio voleva un'informazione democratica e invece la stampa e la televisione sono finite in mano ai comunisti.

Il presidente Silvio voleva eliminare la mafia ma la mafia è risorta.

Il presidente Silvio voleva creare un dialogo ma l'opposizione non ha voluto.

Il presidente Silvio non voleva più Tremonti ma Tremonti è tornato.

Il presidente Silvio voleva risollevare l'immagine dell'Italia nel mondo ma il mondo è cattivo e ci sputtana.

Il presidente Silvio non voleva evitare i processi ma i processi hanno evitato lui.

Il presidente Silvio voleva tagliare le rendite parassitarie ma a sua insaputa hanno tolto l'Ici al Vaticano.

Il presidente Silvio non voleva più comprare nessuna società ma il fratello e la figlia lo hanno fatto senza dirglielo.

Il presidente Silvio non voleva che Previti andasse a offrire soldi agli avvocati ma Previti c'è andato lo stesso.

Il presidente Silvio non voleva la guerra in Iraq ma i suoi agenti hanno inventato il Nigergate.

Il presidente Silvio non voleva la guerra in Iraq ma il suo benzinaio lo ha minacciato.

Il presidente Silvio non voleva ricandidarsi ma lo hanno obbligato.

Il presidente Silvio non voleva toccare le tasche degli italiani ma qualcuno di nascosto ha fatto tre finanziarie in un mese.

Il presidente del consiglio o è un ipocrita, o non conta un cazzo."

Di Stefano Benni (il lupo) .

giovedì, ottobre 27, 2005

"Questa storia"

si dice che comincerà così

e che da qualche parte ci sarà scritto:
"Ultimo mise il motore al massimo e si chinò verso la moto, perchè aveva qualcosa da dirle, e voleva che sentisse bene. le disse che lui doveva arrivare prima della morte, e ce l'avrebbe fatta sicuramente se solo lei si comportava bene..."

Baricco pubblica il suo nuovo romanzo con Fandango (la flash vale la pena). Questa Storia racconta la vita di Ultimo Parri che il lettore incontra bambino in una campagna del Nord Italia all'inizio del Novecento e segue in luoghi e vicende diversi fino agli Anni Sessanta. Il destino di Ultimo si svolge e si compie all'inteno di una narrazione a più voci. La compongono il rumoroso arrivo delle prime automobili, la passione per i motori e per le gare, un memorabile rapporto padre-figlio, atroci scorci della Grande Guerra, una storia d'amore che non inizia e non finisce e si alimenta di segni e di tracce. C'è un senso di sospensione, stupefazione e sgomento; uno sviluppo temporale scandito dall'attesa e dal ricordo; registri stilistici diversi, dotati di una propria musica e poesia. QUESTA STORIA racconta l'inseguimento di un sogno che realizzandosi riporterebbe ordine nel caos dell'esistenza.

esce l'11 novembre e avrà una caratteristica particolare:
uscirà con quattro copertine diverse, le illustrazioni preparate sono tanto piaciute allo scrittore e agli editori da farli decidere che sceglierne una sola sarebbe stato un peccato.

Requiem


"Addio alle ragazze di Ipanema, una delle più famose spiagge brasiliane. Una legge della città di Rio De Janeiro potrebbe bloccare la vendita di cartoline e poster con le immagini di ragazze in bikini. Secondo i politici della città, danno un'immagine che invoglia al turismo sessuale"

lo dice il corriere della sera

PS se qualcuno dovesse andare in Brasile prima che vengano abolite mi scriva, gli passo il mio indirizzo in privato

mercoledì, ottobre 26, 2005

A volte...

Esistono delle mail che girano e rigirano, i cui byte ormai vagano in internet senza controllo e che sono piuttosto fastidiose.
Raramente tra queste ce n'è qualcuna che vale la pena leggere perchè riescono a fare ridere davvero.
Ne condivido una che mi è arrivata oggi:
(sono disposto a fornire tutto l'aiuto del caso al mio pubblico spagnolo)

Un'onda ANONIMA ha travolto i surfisti

Mi raccomando: una supposta alla sera DURANTE I PASTI.

Almeno l'Italiano... SALLO!!!

Come si sente oggi? Nell'AMPLESSO sto meglio.

Basta! Vi state COAGULANDO contro di me!

Ma come faccio a fare tutte queste cose simultaneamente, bisognerebbe avere il dono dell'OBLIQUITA'.

Avete mica i nuovi telefonini GPL?

Abbiamo mangiato un'ottima trota SALMONELLATA.

In farmacia: "Vorrei una confezione di aspirina in SUPPOSTE EFFERVESCENTI!"

Scusi, non avrebbe una maglia rossa col collo a VOLPINO?

Devo andare dall'OTORINOLALINGUAIATRA.

Ho visitato il palazzo degli INFISSI a Firenze, è stato bellissimo!

In farmacia: "Buongiorno, scusi, mi da una bottiglia di amaro MICIDIALE Giuliani?"

In farmacia: "Buongiorno signorina, vorrei una pomata per l'IRPEF".

Purtroppo e nel mio carattere: quando c'e qualcosa che non va, io SODOMIZZO.

Anche l'occhio VA dalla sua parte.

Non so a che santo RIAVVOLGERMI.

L'husky nella neve si sente proprio nel suo ABITACOLO.

Come mai c'è solo il Vangelo secondo Matteo e non il Vangelo PRIMO Matteo?

Mi può DISINNESCARE la segreteria telefonica?

Soffro di vene VORTICOSE.

Di fronte a queste cose rimango PUTREFATTO.

Quando muoio mi faccio CROMARE.

Essere se stessi: io sono sempre SE stesso!

Dal Corriere della Sera 14 ott 16:12 - Infezioni: su 10 pazienti, 100 si ammalano in ospedale.

"Presto arriva il treno, hai BLATERATO il biglietto"?

Il cadavere presentava evidenti segni di DECESSO

Dice che prima di operarmi mi fanno un'AUTOPSIA generale.

Mio marito ha la pressione bassa alta e la normale giusta.

Dottore, mi ascolti il cuore con il PERISCOPIO.

"Per quella proposta commerciale, restiamo in stand BIKE".

Che lingua si parla in Turchia? L'arabo? No, il TURCHESE.

A sentire la sua prepotenza sono rimasto ILLIBATO.

In farmacia: "Vorrei un pacco di cotone IDRAULICO".

Se lo sapevo glielo DIVO!!!

Usare il DDT vuol dire far diventare piu grande il buco nell'ORZORO.

Non è che tu sia proprio uno STERCO di santo!

Tu mi sembra che hai letto il Fu Mattia BAZAR, giusto? E' bello?

Visto che in Italia non trovavo occupazione, e andato a lavorare negli EVIRATI ARABI.

Sono andata dal dentista e gli ho detto: ma me lo risolve il problema del CALCARE?

Lo scontro ha causato cinque feriti e dieci CONFUSI.

Mia nonna ha il morbo di PAKISTAN.

Io sono in regola con la legge, ho la marmitta PARALITICA.

Il mese prossimo arriverà in ufficio una STRAGISTA per fare un tirocinio.

martedì, ottobre 25, 2005

Prohibido hablar

Estimado catalán,

lamento mucho no haberte escrito la semana pasada, las razones han sido varias pero la más importante ha sido que se me ha prohibido hablar de ciertos temas.
La prohibición no se refiere directamente a nuestra correspondencia pero he supuesto que no querías que te enviara mas cartas.
Sin embargo he recibido muchas demostraciones de cariño que me han hecho entender que en realidad estabas esperando que mis cartas llegaran.

Seré mas preciso:
de hecho se me ha prohibido tocar algunos temas con unas personas en concreto que no soportan que haya alguien que opine diferente de ellos; gente que, sin embargo sí que me pica para que diga lo que pienso.

Además, antes de llegarme, esta prohibición ha recorrido un largo y extraño camino, y yo, que vengo de un país donde los (ciertos) avisos se toman en particular consideración he dejado de escribirte mis cartas.

Supongo que no estarás entendiendo nada, tampoco es necesario que sepas mucho, es una historia penosa que voy a contarte muy resumidamente.

Ya sabrás que el nuevo estatuto de Cataluña en su párrafo 6.2 dice:
6.2: “El catalán es la lengua oficial de Cataluña. También lo es el castellano, que es la lengua oficial del Estado español. Todas las personas en Cataluña tienen el derecho de utilizar y el derecho y el deber de conocer las dos lenguas oficiales. Los poderes públicos de Cataluña deben establecer las medidas necesarias para facilitar el ejercicio de estos derechos y el cumplimiento de este deber”.
que lo sepas: por haber expresado más o menos el mismo concepto, he sido insultado; luego te contaré más del insulto, pero ahora me interesa entender una cosa:
¿De verdad cualquier turista japonés en cuanto desembarque en el Prat,"en Cataluña", tendrá "el deber de conocer las dos lenguas oficiales"?
Cuidado amigo mío: yo de ti nunca me tomaría tan ligeramente este tema, ¡yo no iría por el mundo lanzando ideas que me puedan perjudicar!
Te lo digo porque a veces, para bromear, me hablas en italiano y te aseguro que si en Italia instauraran la misma ley que tu contemplas en tu nuevo Estatuto, tu supervivencia peligraría enormemente incluso si fueras sólo durante un fin de semana.
También podría ponerte el ejemplo de un catalán que, a pesar de haber vivido un año en Italia, habla un italiano muy rudimentario; bueno, ahora que lo pienso, ese se expresa rudimentariamente en todos los idiomas...
Sin contar que para tus vacaciones a menudo eliges destinos muy exóticos, imagínate qué podría pasarte en Vietnam! Tus próximas vacaciones se podrían transformar en un infierno.
Entonces no vayas pariendo ideas raras y revísate ese artículo.

Bueno ahora te cuento lo del insulto:
no sé si ha sido por la rabia derivada por el conocimiento de que en la junta directiva del Barça hay gente afiliada a círculos culturales variados, gente que él no puede insultar directamente pero un señor, al que practicamente yo había recitado el artículo 6.2 del nuevo Estatuto, me ha definido de la misma forma que el Señor Juan Soler ha definido a los catalanistas.

Sabrás que el presidente del Valencia (Juan Soler) a través de un comunicado oficial en la web del Valencia F.C. ha afirmado:
“Como Presidente del Valencia CF, quiero mostrar nuestro más absoluto rechazo a la utilización de los recintos deportivos, en este caso en el estadio de fútbol del Camp Nou, para que, aprovechando la celebración de un partido de Liga y televisado en directo para toda España, se haya llevado a cabo una manifestación pública para la promocion de mensajes de claro contenido politico y que no se ajustan al marco constitucional".
Aunque cuando le han entrevistado en la tele haya sido menos suave y haya utilizado exactamente las mismas palabras que ha utilizado tu compatriota en contra de mi.

Si no sabes de qué va el tema lo tenemos dificil: me ha costado mucho encontrar documentación lo bastante extensa para explicártelo bien en los periódicos de tu tierra: sólo la he encontrado aquí, lo siento

Ahora no me vengas con que es todo una maquinación y que a ti no te gusta mezclar la politica con el deporte, tengo las pruebas de que no es así:
"La poca firmeza que tuvo Joan Laporta, presidente del FC Barcelona, y su junta directiva para manifestarse a favor de un nuevo Estatut decepcionó a todos los espectadores culés que vimos el partido celebrado el 11 de septiembre. El cartel que los jugadores sacaron al campo era pequeño, con letras diminutas, imposibles de leer a cierta distancia. Por si esto fuera poco, cometieron el desliz de cortar el himno nacional de Catalunya antes de que acabara. El Barça es el club más grande del mundo, con socios, peñas y secciones deportivas, pero sería grave que se olvidara de seguir siendo més que un club."
Esta carta de un lector al diario "El periodico" fué publicada el pasado diá 19 de septiembre.
Yo, al señor que ha enviado esta carta, le estoy muy agradecido porque, además de haberme hecho reflexionar sobre este gran país, me ha dado la ocasión de entender que cada momento puede ser bueno para manifestar nuestras razones considerando que el deporte y la politica tienen varios lazos que los atan, me refiero al hecho de que Zapatero es simpatizante del Barça y esto no podrá no tener influencia a la hora de valorar el Estatuto en Madrid.
Pero no me digas que no mezclas el deporte con la política.
Sin embargo, lo que más me ha soprendido de toda la carta es lo referente a las relaciones sociales que instaurais los catalanes; mira qué dice este señor, textualmente:
"decepcionó a todos los espectadores culés que vimos el partido celebrado el 11 de septiembre"
¿Cuánta gente había en el campo aquel día? El señor se ha informado con todos los "culés" para preguntarles si estaban decepcionados, y si le han contestado evidentemente le conocian...

De todas formas, para que conste, quisiera aclarar: que yo nunca he pertenecido a la Fundación Francisco Franco, que yo no prohíbo hablar a nadie, que estoy dispuesto a hablar de todo con cualquiera y que nunca he intentado anexionarme el piso de mis vecinos.

Para que nunca dudes de mi fidelidad te enseño uno de mis ultimos hallazgos, un mapa de 1850 de cuya autenticidad dudo.





Atentamente

lunedì, ottobre 24, 2005

È nato Google

Repubblica dà questa notizia:
"Google è nato il 12 settembre 2005 a Kalmar, in Svezia, ed è figlio del libanese Walid Elias Kai e della svedese Carol. Il padre del bimbo è naturalmente uno strenuo fan del diffusissimo motore di ricerca dal 1998. E il piccolo Google ha naturalmente già un sito Internet e un blog"


lo so: c'è già qualcuno che pensa che prima o poi nascerà un(a) Gmail

sabato, ottobre 22, 2005

Le lettere minatorie



non vanno stampate con una stampante laser:
"Le laser a colori stampano sul foglio dei caratteri invisibili che possono anche condurre all'identificazione dell'autore"


tutto vero

martedì, ottobre 11, 2005

Los Autobuses

Estimado Catalán,

quisiera reconocerte la organización de la principal de las ciudades de tu tierra, entiendo que te parezca rara tanto reconocimiento, pero es que cada día me sorprende ver como has buscado la mejor solución a un problema que atormenta las ciudades de medio mundo, la hayas encontrado y la estés aplicando con tanta eficacia.
Me refiero al correcto posicionamiento de las paradas de los autobuses:
a un italiano cualquiera, orgulloso del ingenio proverbial de su pueblo, le da envidia ver que has entendido que en las calles que tienen "laterales" los autobuses tienen que circular por el carril central.
No te escondo que te admiro por este descubrimiento y por su aplicación: efectivamente hay que ser imaginativos para encontrar esta solución anti-istintiva, primero porque habitualmente la gente no arriesga su vida andando por la acera central - donde hay, muy cívicos por cierto, carriles reservados a las bicicletas. Hay que recordar que hasta Induraín entrenaba en estos "circuitos" donde la velocidad media de una bici alcanza los 100 Km. por hora - y segundo porque por costumbre la gente está mas familiarizada con las aceras laterales por su mayor anchura, por la presencia de tiendas y porque cuando llueve o hace viento allí es un poco mas difícil coger un resfriado.





Y por supuesto hay que tener fe en la solución encontrada por no tener piedad de toda aquella gente anciana y con bastón que cuando ve llegar su autobús pierde el norte e intenta cruzar el carril lateral en rojo intentando llegar a la parada para subirse al autobús, ¿por qué lo harán?
Porque tu has desvelado también la segunda ley fundamental del tráfico: hay que de-sincronizar los semáforos del carril central de los del carril lateral - así que cuando estás en la acera lateral y quieres llegar a la del centro para coger el autobús tienes el semáforo en rojo mientras que el autobús lo tiene en verde.
Pero sobre todo me gusta cómo has entrenado los conductores de autobuses para ser insensibles a la vista de tanta gente arriesgando su vida: los conductores miran las señales de los potenciales viajeros que imploran ser esperados hasta que puedan cruzar la calle, con una mirada fría y desafiante y arrancan quemando los neumáticos.
Inútil decir que el semáforo de los peatones se pone en verde un segundo después y todos tendrán que esperar el próximo autobús y sin despistarse...
Claro, porque tú, estimado catalán, has tenido otra idea genial: entregar "el poder" al conductor de autobús, que es notoriamente una categoría de profesionales acostumbrados y formados para la gestión del poder y educados para la toma de decisiones.
De hecho cuando ves acercarse tu autobús tienes que hacerle una señal al conductor y el conductor puede decidir si pararse o no: si te ha visto hacerle una seña desganado, si le ha parecido que le envías a la mierda, si está despistado porque mira a la rubia o porque está peleándose por el móvil con su mujer, él no se para.
Esto hace que se pueda ahorrar muchísimo tiempo: a veces tres minutos sobre el recorrido total de la línea.
De verdad es una idea genial, esto habría que exportarlo a todos los - otros, vale - países del mundo: es necesario estar atento continuamente porque si estás en la parada y no le haces una señal al conductor del autobús que se acerca, él no se para.
Te cuento, en cambio, qué follón puede llegar a ser en Italia: todos los "números" que está previsto puedan parar en una parada, se paran y los que quieran subir suben, piensa qué despilfarro de tiempo, a veces incluso se pierden unos 20 segundos en pararse a abrir las puertas, averiguar que nadie necesita subir y volver a cerrarlas.
Claro, esto además del tiempo perdido conlleva otros problemas: la gente lee el periódico tranquila porque cuando ve que ha llegado un autobús, si es el suyo sube, los miopes no entrenan la vista intentando adivinar el número del autobús que llega, los ancianos están mucho más marginados porque no pueden relacionarse con nadie preguntando cuál es el autobús que llega, los usuarios de autobuses pierden la capacidad de esperar el autobús al tope de su atención pero sobre todo no hacen un poco de ejercicio físico con el brazo pidiendo la parada.
Y a mí todo esto me gusta porque cada vez que el autobús se me va por culpa del semáforo que no me ha dejado recorrer aquellos dos metros necesarios para cruzar el lateral: me cago en la puta, pienso en la gran puta de la madre del conductor, justamente por esto me maravillo de la extraordinaria capacidad de integración de esta sociedad, me concentro adivinando – contra el sol – los números de los autobuses, hago ejercicio físico con el brazo derecho y disfruto de las incomparables vistas que me ofrece algún barrio periférico de esta ciudad tan hermosa.

Atentamente

giovedì, ottobre 06, 2005

Un cinque alla nove

Non vorrei sembrare uno che si lamenta di tutto ma ci sono cose che veramente non capisco, e quando le cose che non capisco mi sembrano inutili mi lamento.
Entrate in bar sedetevi a un tavolo e chiedete un cornetto e un caffé al cameriere: nel sessanta per cento dei casi il cameriere, immediatamente dopo aver raccolto la vostra ordinazione, griderà per esempio "Un cinque alla nove"... 1953125?
No: il cameriere non ha lanciato nell'etere una formula matematica, la nona potenza di cinque, ha trasmesso la vostra ordinazione al suo collega al bancone, che non dista più di un metro e mezzo.

L'ha fatto con un tono che volutamente esprime la fretta - di servire il cliente - e la nausea di riferire sempre le solite combinazioni, ma anche efficienza e organizzazione: "caro cliente sappi che noi qui siamo organizzati: abbiamo codificato con un numero tutte le voci del menu e tutti i tavoli; non preoccuparti il sevizio è rapido e... tranquillo: ce ne chiedono trecento all'ora di cornetti e caffé noi questa combinazione la chiamiamo 5, soprattutto non fare il furbo sappi che abbiamo memorizzato il tavolo dove ti sei seduto e sappiamo quello che hai chiesto".
O almeno così lo capisco io... avrei sempre voglia di guardare il cameriere con gli occhi di Clint Eastwood e dirgli: "Amico hai visto troppi film" e mi trattengo.
Il tono dei camerieri è internazionale: uguale ovunque.

Dov'è il problema, a parte il fatto che devo trattenermi? Che a me non interessa che il cameriere mi tranquillizzi dandomi, implicitamente, tutte quelle informazioni: io voglio solo il mio caffé e il mio cornetto.
Potrei accettare la codifica delle ordinazioni se fosse standard, controllata da un organo nazionale o transnazionale: se un cameriere cambiasse il bar dove lavora potrebbe continuare a usare la stessa codifica, però no la codifica non è standard è legata stettamente al bar dove viene usata e serve solamente a non dire "Un caffé e un cornetto"... o forse protegge la mia privacy evitando di far sapere a tutto il bar quello che ho chiesto? Ma tanto lo vedranno tra poco... Perchè costringere il povero cameriere (già spossato dallo sforzo di dover ricordare cosa è il solito dei clienti abituali) a uno sforzo mnemonico senza senso: in genere i camerieri fanno i camerieri perchè non sono precisamente dei mostri dell'apprendimento.
Domande senza risposta.

Soprattutto il dubbio, che la codifica e il tono efficiente siano inutili, mi assale quando vedo il mio caffé e il mio cornetto appoggiati sul bancone del bar: il cameriere ci passa davanti con indifferenza, con la stessa indifferenza parla con un tizio che passa fuori e commenta le partite con un altro cliente.
Quando si decide a consegnarmi la mia ordinazione il caffé è freddo... l'avrà fatto per proteggermi la lingua?
Domande senza risposta.
Come senza risposta rimarrà la domanda più importante, come li codificano i tavoli dei bar?
Il cameriere ha detto un "cinque alla nove", perchè alla nove se nel bar ci sono solo 6 tavoli?

mercoledì, ottobre 05, 2005

ein?

esq d repent m aptc st oxa forma d expresar mi pensament a1q s complicado ntenderl
chao

aki ls llabs

non apparterrò mai ai Texters

martedì, ottobre 04, 2005

Ferrocarrils de la Generalitat de Catalunya

Estimado catalán

si eres usuario de FFGC quisiera comunicarte que cada mañana me alegras el día y me ayudas a empezarlo mejor.
Sí, porque verdaderamente, valoro mucho tus esfuerzos para que me adapte y me integre, sinceramente agradezco tus esfuerzos para que yo comparta alguna palabra con otro ser humano: cuando me ves con un libro en italiano, los cascos del mp3 player y, aunque yo evite con mucho cuidado cualquier combinación de colores en mi indumentaria que pueda recordar a un uniforme de los trabajadores de FGC, te acercas e igualmente me preguntas si el tren en el que estoy para en Santa Coloma de la Butifarra.
No imaginas cómo se me rompe el corazón al verte tan decepcionado; casi enfadado, cuando te contesto que no tengo ni idea; entiendo que tú, al enterarte de que soy huésped en esta tierra, quieras que yo note lo acogedora que es, pero tienes que entender que yo bajo en la primera porque me voy a trabajar; a mí también me gustaría decirte: "¿sabes que? Me voy contigo y juntos descubriremos las paradas de este tren".

Es verdad; tienes razón, pero sólo si has sido el cuarto de la mañana que me pregunta las paradas, alguna vez te he mirado mal, pero es que de verdad no sé todas las paradas del tren, entiende mis razones: vengo de otro país, como demuestra el libro en italiano y mi acento, escucho una canción que me gusta mucho, estoy cerca de la puerta y no me he sentado justamente porque bajo en la primera... y eres el cuarto que me pregunta las estaciones contempladas en el horario oficial...
Vale que nosotros somos mucho menos listos que vosotros pero ¿de verdad crees que si yo fuera hasta Santa Coloma de la Butifarra me hubiera quedado de pie, cerca de la puerta?

Además entiéndeme, yo no sabía que el catalán, aunque baje en la primera, por educación, se aprende de memoria todas las paradas del tren que coge, yo sencillamente he memorizado los trenes que paran adonde voy sin pedírselo a nadie, y esto no te lo digo con mala intención, te lo digo con orgullo: he conseguido entender cuáles son los trenes que me van bien solo, leyendo el horario - que no es secreto, está en la estación: colgado por todas partes - cosa que tú no eres capaz de hacer o que escondes ansiando participar de mi integración, como si fuera un reality show.

De todas formas, que sepas que aquí estoy estudiando todos los recorridos de los trenes en que habitualmente me subo para poder charlar un poco contigo, pero te pido un poco más de paciencia: me cuesta mucho memorizar todos esos nombres raros.

Atentamente

lunedì, ottobre 03, 2005

Cose che si comprano in viaggio

Esistono molteplici forme di euforia:
il nostro stato mentale può venire alterato dall'alcol, dalla droga, da farmaci e da mille altre cose.
Negli ultimi giorni però ho riflettuto un po' sull'euforia da viaggio che è insidiosissima.
Si manifesta prima del viaggio:
normalmente quando si cominciano a comprare riviste per informarsi su dove andare.
Si protrae durante il viaggio e normalmente perdura anche dopo il fatidico viaggio quando si fanno prigionieri parenti e amici, sempre in piccoli gruppi, e li si "deporta" su un'isola dove in tempo scorre molto più lento del dovuto, dove sono temporaneamente sospese le libertà umane fondamentali e li si sottopone alla visione del materiale fotografico e videoamatoriale raccolto durante il viaggio.
Incidentalmente vorrei dichiarare che non mi divertono per niente le fotografie fatte al tizio thailandese vestito con gli abiti tipici locali che per essere fotografato vuole essere pagato ma che voi avete fotografato gratis facendo finta di fotografare un particolare architettonico: lo sa anche lui che lo state fotografando, infatti l'ho visto in almeno tre dossiers fotografici alla cui visione sono stato sottoposto ed era: sempre il solito tizio sempre nella stessa posizione per cui o lo avete pagato tutti - e conoscendo bene alcuni dei soggetti che lo hanno fotografato mi sembra impossibile - o eravate tutti in Thailandia nello stesso momento - e so che non è così - o quello è un impiegato statale pagato per farvi sentire furbi ed eroici, un animatore!

Dopo questa digressione possiamo tornare all'argomento su cui vorrei focalizzare la mia attenzione su una manifestazione dell'euforia turistica che si manifesta durante il viaggio: quando il cervello va in cortocircuito e ci lascia comprare di tutto.

È difficile parlarne perchè questo argomento ci obbliga a cercare dentro noi stessi e a confrontarci con una persona diversa da quella che crediamo di essere.

Tutti, in viaggio, abbiamo sperimentato quel bisogno insaziabile di appropiarci di un oggetto: un vestito da samurai completo di spada, un narghilè marocchino, un tappeto da preghiera musulmano, un coltello con manico ricavato da una zampa di coniglio alla soglia della decomposizione, una gondola lunga un metro e venti con 200 lucettine, un fermacarte di bronzo che riproduce il Colosseo, una lampada che riproduce la torre di Pisa, un ventaglio a Siviglia, un cappello messicano a Barcellona (capisco lo sconcerto, ma succede... fa male vederlo ma succede)... potrei continuare per ore ma ci siamo capiti, anche se non posso evitare di ricordare le maschere africane in legno scuro.

Al momento ci immaginiamo di tutto: che potremo andare alla prossima cena con i colleghi fieri del nostro vestito da samurai e che ci invidieranno tutti per cui dovremo scartare l'idea di riutilizzarlo a Carnevale, ci immaginiamo litigando per la gondola nell'eventualità di una separazione dalla nostra dolce metà, siamo sicuri che dovremo usare la forza con la suocera perchè non ci sottragga con l'inganno la lampada fatta a forma di torre di Pisa e siamo sicuri che i più fini esperti di tappeti orientali ogni volta che verranno a casa loderanno il nostro tappetino da preghiera musulmano.
Se poi ci capita di trovarci in qualche paese dove il cambio è favorevole allora il fenomeno si aggrava: tutto sembra meno caro, anche se in realtà questo fenomeno si verifica quasi sempre viaggiando, c'è pieno di mercatini e finiamo col tornare in albergo con una percentuale importante del mercatino nella sua interezza.
Siamo coscienti che l'arredamento di casa nostra cambierà radicalmente, ma sappiamo che verremo ampiamente ripagati dalla sensazione che proveremo ogni volta che apriremo una bottiglia di birra con l'apribottiglie in osso di canguro, soprattutto perchè è impossibile farlo funzionare.
Dopo l'aquisto il passo più complicato è lo stoccaggio:
tutta quella roba in valigia non ci entrerà mai per cui compreremo una bellissima, e per niente costosa, valigia nuova dove metteremo i pezzi più pregiati e che useremo come bagaglio a mano il resto lo ripartiremo tra i compagni di viaggio, i compagni di check-in conosciuti e sconosciuti, pur di non pagare la sovrattassa sul peso anche se il valore della mercanzia lo giustificherebbe.
A quel punto imbarchiamo la valigia con la spada da samurai con la sicurezza di un contrabbandiere e quelli dell'aeroporto se ne fregano perchè tanto sanno che la lama è fabbricata da una lega di carta stagnola con carta di cioccolatino e ne imbarcano 300 al giorno.
Una volta in aereo la trepidazione è immensa: le cose fragili non si devono rompere e non sappiamo ancora dove mettere la "zanna" di gatto, domestico ma che ci hanno venduta per preistorica, se sul mobiletto all'ingresso o sulla libreria nello studio.
Una volta a casa dopo aver verificato che è tutto integro ci accorgiamo con immenso disappunto che le maschere di legno che ci siamo passeggiati dal Kenya: fanno schifo in casa nostra, sono oggettivamente brutte e qui neanche i senegalesi per strada le vendono più, per cui non c'è neanche la speranza di rivendergliele.
La lampada fatta a torre di Pisa inizieremo a considerarlo un errore di gioventù e quel cazzo di tappeto da preghiera puzza tanto che il gatto, se ce lo avessi, lo avrebbe già scelto per farci i suoi bisognini.
Senza contare che il narghilè c'è uguale al negozio di cianfrusaglie all'angolo - costa anche di meno - e che se davvero mi venisse voglia di uscire conciato da samurai mi ricovererebbero subito in psichiatria.

Una volta in un aereoporto ho visto una specie di vetrina dove tengono tutti gli oggetti derivati dall'uccisione di animali protetti e che vengono sequestrati ai controlli effettuati sui viaggiatori.
Giuro che non capisco perchè glieli ritirano sarebbe peggio se glieli lasciassero e li obbligassero a usarli:
per un professore universitario cosa è pìù umiliante una multa più il sequestro di un cappello e un paio di stivali o dare lezioni vestito da Crocodile Dundee fino alla consunzione del cappello e degli stivali, ovvero all'età pensionabile dell'era Berlusconi?
E non sarebbe un sollievo che vi sequestrassero il portacenere ricavato da una mano di gorilla?
Non maledireste il doganiere che ogni venerdi viene a controllare che la zanna di elefante sia in bella vista in salotto?

domenica, ottobre 02, 2005

Diamoci un'aria internazionale

Mi è stata suggerita una miglioria per dare un'aria internazionale al mio blog.
Parliamoci chiaro: l'idea non mi entusiasma, per cui la testerò in questo post per qualche giorno.
In caso di feedback positivo diventerà parte integrante del template.